La nostra risposta all’articolo del messaggero veneto.

’impianto a biogas è sicuro? Noi del comitato non abbiamo questa certezza, d’altronde il nostro pensiero è in linea con quello espresso da professori, dottori ed esperti riconosciuti a livello nazionale ed europeo.
Noi stessi prima di affrontare questo percorso abbiamo dedicato molto tempo alla ricerca e allo studio, infatti se il Sindaco avesse partecipato all’incontro pubblico del 12/12/2012 con le informazioni acquisite avrebbe evitato di esprimersi così.
Lo dimostra il fatto di aver dichiarato al Messaggero Veneto che le normative vigenti sono rigide e che c’è competenza nelle valutazioni.
A questo punto ci teniamo a fare delle precisazioni che, a quanto pare, sono “sfuggite” all’intera amministrazione tanto “sensibile e preparata” che con l’ultimo contestato consiglio comunale ha implicitamente condiviso e accolto.

1) Il quantitativo enorme di mais quale alimento umano ed animale diverrà materia per produrre energia ad alto costo, concetto antietico e moralmente inconcepibile.
2) L’impatto ambientale negativo causato dallo spandimento massivo del digestato (residuo della massa verde dopo la putrefazione) su terreni ghiaiosi che permettono il facile inquinamento delle falde acquifere e l‘accumulo di spore di clostridi che oltre a far gonfiare il formaggio possono provocare gravi malattie all’uomo e agli animali.
3) Le emissioni inquinanti cresceranno a dismisura con la combustione del biogas a cui verranno sommate quelle derivanti dal transito dei mezzi che serviranno ad approvvigionare di biomassa l’impianto.
4) Nessuno ha contemplato la possibilità di sfruttare i 2/3 dell’energia totale termica prodotta dall’impianto che invece viene dispersa.
5) La certa invivibilità, già presente in altre situazioni simili, per i disagi legati alle molestie olfattive, che sfortunatamente avranno il loro picco nel periodo estivo quando la vita quotidiana sarà pressoché svolta all’esterno.
6) Il valore delle case subirà un crollo immediato al quale seguirà quello dei terreni compromettendo anche lo sviluppo sostenibile delle nuove colture innovative ed alternative
7) Per ultimo, ma non per questo meno importante, data la grandezza dell’impianto (1 MW) ed i punti sopra citati, sarebbe stato buona regola amministrativa, condividere con la cittadinanza progetto, contestualità e conoscenza.

Al primo posto, invece, continuano a propinarci la pubblica utilità del biogas, in realtà l’unica utilità è quella del tornaconto economico riservato a pochi, ma pagato da tutti noi tramite la bolletta per l’energia elettrica.
A fronte di quanto detto, ci mancherebbe che il Sindaco volesse fare dei commenti trionfalistici…
E ci fa tanto sorridere quando menziona la Coldiretti a sostegno di questa tesi antieconomica, togli il contributo e non esisterebbe centrale, che è ormai contestata in tutta Europa perché distrugge la vera agricoltura.

Il Comitato per la salvaguardia di San Foca

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *