La questione delle emissioni massime di COT (composti organici totali) degli impianti a biogas è stata finalmente affrontata con una sentenza. La prima sezione del Tar del Piemonte, intervenendo in un contenzioso tra la Provincia di Novara e una società biogassista che si era vista bloccare l’impianto, ha chiarito che il parametro di emissione massimo consentito di COT (150 mg/Nmc) deve intendersi comprensivo del metano in quanto esso è inequivocabilmente un composto organico e determina emissioni inquinanti a causa del suo elevato contributo all’effetto serra. I biogassisti senza pudore affermano che il metano è innocuo e che quindi non va considerato un inquinante da includere nel parametro COT: “COT inteso come NMCH, Non-Methane Hydrocarbons (idrocarburi totali escluso metano, non tossico e non inquinante se emesso in piccole dosi, poiché trattasi di un elemento prodotto ed espulso anche dagli organismi viventi. Se si considerasse anche il metano, tale valore potrebbe essere circa 500-1.000 mg/Nmc”. Gli stessi bioassisti senza pudore (come i loro tirapiedi tecnico-scientifici) vanno in giro a proclamare ad ogni dibattito quando siano catastrofiche le emissioni di metano dalle vasche di reflui zootecnici e quanto sia salvifico l’impianto a biogas che il metano lo brucia.
Ora ci dicono che il metano non è inquinante “a modiche dosi”. Ma di cosa stiamo parlando? Il TAR non ha lasciato dubbi: il metano va compreso nei COT.
E così si apre una seconda falla nel Titanic del biogas (dopo quella della sentenza della corte costituzionale che aveva condannato le norme regionali escogitate per esonerale le centrali a biogas e biomasse dalla VIA). Nessuna centrale riesce a rispettare i limiti di emissioni di COT di 150 mg/Nmc se si include il metano. Tutte le regioni (Arpa) hanno “interpretato” che i COT escludono il metano ma il TAR gli da torto e tutte le centrali a biogas sono FUORILEGGE. Potrebbero rispettare il limite? In realtà sì. Basterebbe montare
sull’impianto un “post combustore rigenerativo”. Nient’altro che un ulteriore bruciatore di metano che presenta due inconvenienti: il primo in termini di costi, circa 150 mila euro (che per un laido speculatore sono tanti mentre le milionate che incassa sono sempre poche), il secondo in termini di efficienza, ovvero ridurrebbe la quantità di energia elettrica straincentivata. Ovviamente nessuno ha interesse a montarlo perché spenderebbe di più e guadagnerebbe di meno.
Se fossero costretti, però, lo dovrebbero fare. E qui misureremo il grado di collusione della classe politica e burocratica.
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